L’ultima vittima d’un femminicidio: un’adolescente di 14 anni
Come trasformare lo sgomento e il dolore in impegno educativo globale?
L’urgenza di un’educazione emotiva e affettiva è e deve diventare sempre più prioritaria!
Educazione affettiva e relazionale strutturata obbligatoria nella scuola, ma anche un impegno quotidiano delle famiglie nella revisione dei loro comportamenti.
Gli omicidi e la violenza sulle donne per futili motivi nell’ultimo anno è aumentato dal 4% – 11%.
Le Violenze e le morti violente tra adolescenti anch’esse aumentano dal 5% ad 11% negli ultimi 10 anni.
E nemmeno la religione è uno sparti acqua, più di cento i casi di abuso da parte dei preti sui minori negli ultimi 2 anni.
Che società abbiamo accettato di condividere?
O che forse gioco forza ci sta trascinando senza rendercene conto in una società valoriale che nemmeno noi adulti riconosciamo?
L’unica vera rivoluzione del 900, che vuoi o non vuoi la società maschile ha dovuto subire e in parte assecondare, è il “femminismo”, la rottura dei “soffitti di cristallo” che ha cambiato la società moderna, ma che a stento ha modificato coscientemente i rapporti genitoriali e soprattutto quelli tra UOMO e DONNA.
L’avvento dell’era digitale ha spazzato via il patriarcato del 900 e ci ha restituito una società ibrida…
Dove la politica è anche strumento al femminile e la sessualità liberata, uno shock più al maschile che al femminile.
La predisposizione all’affettività e all’educazione sentimentale quasi spontanea al femminile, assente ed incompleta al maschile!
Sociologhi, psicologhi, psichiatri impegnati ad intercettare il disagio generazionale, la mancata educazione di base a livello famigliare e scolare, ma soprattutto una società nuova che avanza attraverso modelli politici e culturali sempre più impositivi e a volte repressivi.
L’insicurezza nel proprio futuro restituisce un presente pieno d’incognite!
Se la famiglia, declinata in tutte le forme, è in crisi e non esercita più lo strumento dell’educazione affettiva e di presupposto democratico alla vita sociale, vengono meno, se i riferimenti formativi che la società contemporanea ci offre (scuole, centri di culto, università e associazioni culturali e sportive) non riescono più ad intercettare il disagio generazionale degli adolescenti e dei giovani maschi, un motivo dobbiamo pur individuarlo nella mancanza di strumenti educativi a disposizione dell’istituto scolastico e della famiglia contemporanea e forse e dico forse dovremmo inventare un tutore digitale, una intelligenza artificiale che stabilisca il limite invalicabile del linguaggio e del trasferimento d’immagini attraverso i social e nelle telecomunicazioni, partendo dal presupposto che la scelta sia una scelta sociale condivisa.
Perché l’immagine? Perché quella che spesso tendiamo a dare di noi è ingannevole e quella che permettiamo d’assumere ai nostri figli è altrettanto stereotipata. Genitori che non accettano l’invecchiamento e che di essi cercano di preservare un’immagine la più giovanile possibile da offrire agli altri sui social.
Con tutto ciò che ne consegue a livello comportamentale nei rapporti uomo donna.
Mentre le adolescenti e gli adolescenti marcano sempre più la loro immagine a livello estetico e comportamentale imitando i tratti fisionomici degli adulti.
Proposte operative: cosa potrebbe concretamente fare la scuola
- Attivare discussioni su temi civici e morali, per stimolare il confronto argomentativo e il rispetto delle opinioni altrui.
- Utilizzare il metodo autobiografico per favorire la consapevolezza delle emozioni e la rielaborazione empatica dei vissuti.
- Coinvolgere gli studenti nella redazione di codici etici digitali condivisi dalla classe, come patto di comunità.
- Proporre la visione guidata di film, documentari, serie e podcast legati al tema del rispetto, della memoria, della giustizia.
- Promuovere gemellaggi e scambi con associazioni che operano nel campo dei diritti umani e della legalità.
- La responsabilità è dell’intera comunità educante la scuola non può essere lasciata sola. L’alleanza educativa va costruita e praticata quotidianamente. I media devono assumersi la responsabilità di un racconto non sensazionalistico, le famiglie devono essere interlocutori attivi e non spettatori critici, le piattaforme digitali devono essere chiamate a vigilare con strumenti e algoritmi più etici.