I libri e i grandi scrittori
Questa rubrica a differenza delle altre normalmente in essere, oltre a recensire e consigliare le pubblicazioni odierne e-o recenti, vuole poter raccomandare alcuni libri del passato (ce ne sono a centinaia per non dir migliaia) necessari alla nostra mente e alla nostra anima (che distinguiamo poiché una fa parte di ciò che è raziocinio, l’altra di ciò che attiene il sentimento e l’immaginifico). Ambedue indispensabili al vivere.

Colpi di scure di Fiorenzo Caterini (forestale, saggista antropologo)
Ediz. Carlo Delfino – € 19 – pag. 286
L’autore ispettore forestale e comandante di stazioni, è un tecnico antropologo della natura e delle sue problematiche. La Sardegna era la regione più boscosa non solo dell’Italia ma di tutto il Mediterraneo. L’annessione forzosa allo stato regio italiano da parte di quei “marrani” che furono i Savoia, determinò il suo annichilimento forestale. Decenni di disboscamenti insensati di boschi millenari non per farne bastimenti, sontuose navi o cattedrali, ma per “traversine ferroviarie” e alla fine legna da ardere! Svelto il manto sacrale dell’antica isola, con la fertilità dei terreni, il mantenimento del clima, l’assetto idrogeologico, tutto azzerato da “repippetti” e loro parenti e politici sodali. Una “brutta storia”, raccontata in modo mirabile, un libro perenne di testo per tutte le scuole sarde e non solo.

Il mio arco riposa muto di Irene Vallejo (filologa, scrittrice)
Ediz. Bompiani – € 17,10 – pag. 224
La guerra diceva Eraclito (VI-V secolo) è l’unico mezzo all’origine di tutto, con cui dei e uomini cambiavano la sorte. Virgilio nel grande poema dell’Eneide ci presenta invece un eroe Enea, che fugge dalla guerra e dalla distruzione con il proprio vecchio padre sulle spalle e il figlioletto per mano. Un esule più che un guerriero, un perdente che perpetuerà la stirpe romana. Il poeta racconta le guerre e le sue perpetue atrocità, nell’Eneide il poema dei vinti, accentuando la pena per gli eroi morti. L’autrice delinea così nella disamina di un epico racconto classico, il rifiuto netto della guerra, dell’arbitrio del più forte e del caso e innovatrice e proficua ad altri eventi. Bellissimo ed insegnante libro.

Elogio dell’ignoranza e dell’errore di Gianrico Carofiglio (scrittore)
Ediz. Bompiani – € 11,88 – pag. 96
L’errore è una componente indispensabile ai processi della crescita umana ed individuale. E attraverso gli sbagli e la loro constatazione che si cambia e si procede altrimenti per altre strade ed obiettivi.
E l’autore sottolinea come l’ignoranza ci apra la mente alle nuove cose che continuamente impariamo ed assorbiamo, un moto di continue scoperte e meraviglie che ci avvicina alla realtà del mondo e agli altri. Errori intelligenti, fatti nell’ambito di contribuire al progresso e alla pace, alla concordia e allo studio, alla politica e che si rivelano appunto profittevoli in quanto da essi apprendiamo e conosciamo. Il libro, rammenta “l’Elogio della stoltezza” di Erasmo da Rotterdam nel 1500, dove il filosofo criticava le consuetudini e l’immobilismo delle istituzioni ecclesiastiche e dominanti del tempo che bloccavano la spensieratezza, la fantasia ed in qualche modo le innovazioni e il progresso e umanistico e scientifico. È il libro dell’anno per la mente, veramente interessante e profittevole per tutti, per tutti coloro che cercano di vivere nel miglior modo e mondo possibile.

Lunario sentimentale di Mauro Corona (scalatore, opinionista, scrittore)
Ediz. Mondadori – € 18,05 – pag. 192
L’eclettico “uomo delle montagne”, autore di decine di libri alcuni dei quali veramente sommi, con le rimembranze dei suoi luoghi nel pathos fiabesco e crudo a lui congeniale: la vita contadina, i canoni ed il rispetto. In tandem con il figlio Matteo i ricordi della sua vita e del suo sociale. È un libro che spiega l’uomo ed il suo ambiente. È un libro da leggere “a lume di candela” tra sé e sé.

Codice Rosso – Come la sanità pubblica sia diventata un affare privato
di Milena Gabanelli e Simona Ravizza (giornaliste)
Ediz. Fuori Linea – € 17,10 – pag 256
Un libro indispensabile a capire cosa sta succedendo nella Sanità italiana, che era un fiore all’occhiello della nostra nazione. La cura dei corpi era una questione etica e chi vi si dedicava aveva si privilegi e anche grandi responsabilità, ma era una funzione sacrale come per la cura delle anime il prete. Qualcuno ai nostri tempi ne ha visto invece il lato meramente economico, al parlamento si sono introdotti non i grandi luminari della medicina, che ci sono sempre stati, ma no, si sono infilati commercianti sanitari con interessi specifici e che nonostante i conflitti di interessi hanno iniziato un opera di trasformazione: dall’etica all’affare. Andate al pronto soccorso e trovate un medico – a gettone – affittato da cooperative sanitarie e della cui competenza emergenziale v’è da disquisire, nelle sale operatorie chirurghi non lungamente usi al bisturi, e farmacie che si propongono come veri e propri ambulatori effettuando esami e pratiche che la legge loro interdiva. Le liste d’attesa sono una derivazione: i laboratori effettuano solo esami costosi e tanti, poiché i medici di base, nella generalità, “tendono” a prescriverli, vuoi perché il Paese è diventato di anziani sempre più vecchi e sempre naturalmente con gravi patologie, e vuoi perché qualcuno ha il suo lauto guadagno. Insomma un vero trauma sociale difficile – oramai – da sanare: naturalmente per chi è sprovvisto di soldi. Il libro dell’anno per il corpo.

Marco Aurelio Politiche sociali e teciche di normazione
di Gianluca Zarro (avvocato, ricercatore diritto romano, divulgatore)
Ediz. Giappichelli – € 33 – pag.240
Marco Aurelio (161-180 d.C.) fu un grande imperatore filosofo, che usò la filosofia non per affermarsi ma per usarla nel suo esercizio a favore dei sudditi. Era uno stoico e nei suoi scritti (Pensieri) dettò le sue linee di comportamento e demarcazione:tutelò gli schiavi, le donne ed i minori attuando una serie di leggi e decreti da giurista e circondandosi di amici ed esperti con le dovute competenze. Non si riteneva un re ma un conduttore del popolo romano transeunte e quindi desideroso di lasciare ai suoi sudditi non il suo ricordo ma le sue innovazioni positive. Un libro che racconta dei racconti, ma redatto da un fine ricercatore del diritto romano.
Trilogia di grandi scrittrici e di loro libri che tutti, tutti dovremmo leggere

Dacia Maraini
La lunga vita di Marianna Ucria (1990). Un libro sensibilissimo sulla Sicilia delle baronie e sugli intrecci delle sue ultime famiglie con una donna sordo-muta, asservita alle logiche di interesse dinastiche, che si riappropria del corpo e della mente, sottomessi sin da bambina agli interessi sociali.

Bagheria (1993). Un affresco e ritratto, nelle vicissitudini familiari dell’autrice, della sua terra. In delle pagine del libro riesce a farne sentire e sensazioni e addirittura odori.

Oriana Fallaci
Insciallah (1990). Rifiuto di qualsiasi conflitto, con l’uomo al centro del proprio destino, un’opera di grande giornalista nel campo del conflitto arabo-israeliano. Un racconto congegnato con sagacia e conoscenza.

Le radici dell’odio ( 2015) (sottotitolo: La mia verità sull’Islam) dove nella sintetica e bellissima prefazione di Lucia Annunziata: si ritrova “nella piccola donna con le treccine” sui campi di battaglia, il mito Oriana, una giornalista ex partigiana, che da filo ebrea – come i molti – per la storia di questo popolo martoriato dal nazismo erede di un pensiero filocristiano ed antigiudaico nei secoli, ci racconta poi dei palestinesi ammassati nei campi profughi, emarginati e spogliati di tutto ridotti allo sfacelo.

Pasolini un uomo scomodo (2015). “Io così dura, tu così dolce” premette la scrittrice e poi anni di odio-amore. Lei ammira e detesta il suo essere sempre contro, lui adora e disprezza la sua visceralità. E quando l’amico muore ucciso effettua una contro inchiesta alle sbrigative indagini di magistrati e polizia verso un “contrario e diverso”, “uno che se l’era cercata”. Mettendo alla ribalta delle cronaca una verità nuova, che però non potè essere esternata nella sua completezza.

Elsa Morante
La storia (1974). Un capolavoro di indispensabile lettura, con la storia tormentata di una donna-maestra negli anni bui della guerra e del dopo guerra. Natalia Ginzburg ebbe a scrivere giustamente nel Corriere della Sera: “il romanzo più bello di questo secolo”. Ma per dar seguito alla piccola cronaca qualcuno, anche lui piccolo redattore sconosciuto, in Wikipedia (sul cui contributo alle verità è bene sorvolare) cita come voce contraria alla grandezza della Morante e del suo romanzo un tale “poeta” certo Ballestrino (e chi è? altri detrattori noti non ne hanno trovati?) che scrive che la Morante è mediocre scrittrice e il suo romanzo “un’opera che giustifica la classe sfruttatrice e la rassegnazione del proletariato in un ottica mistico-cristiana della novella delle beatitudini” (sintesi chiara del giudizio confuso del poetucolo).
Si trovano in Internet alle loro voci e a prezzi diversissimi (comprateli usati, al minor costo possibile e rigorosamente, che altrimenti li buttano nelle discariche, in questo mondo fatto di immagini e virtualità e destinato all’oblio).
Ma certo che se ve lo potete permettere, ordinateli e comprateli nelle librerie che stanno scomparendo e date un po’ d’ossigeno anche alle case editrici che dopo anni e anni di vacche grasse e aiuti di stato occidentale, ora stanno abituandosi al cibo d’oriente: le cavallette.