Editoriale – Marzo 2025

Perché? Perché mentre l’informazione stampata è in declino e sparisce – persino quella dei grandi quotidiani nazionali – qualcuno insiste. Insiste nel proporre l’obsoleta carta stampata come se non esistesse la “rete” immediata compulsiva ed inclusiva, che ci “assiste” con la realtà da tutto il mondo 24 ore su 24. È che ci si è accorti da un pezzo che la realtà proposta è sempre fuggente e si mescola a cose inventate di sana pianta o paradossali (come nei talke-show televisivi; dove chiamano a discutere di politica, ma anche di disastri, omicidi o crollati ponti, nell’ordine: il professore universitario, il politico, la showgirl vestita al meglio, la psicoqualcosa, la “terragna di turno” e un parente di qualcuno). E tale “gratuita” informazione è scritta generalmente nella rete, sullo schermo fuggente del computer e prima di accedervi dovete accettare che i vostri dati siano manovrati, usati, venduti per fini… pubblicitari e… per quali altri? In più, se la cercate dopo pochi giorni a volte non la trovate: o l’hanno modificata o, e come sempre tutto è senza date. Cercate qualcuno. Vi mostrano suoi filmati e manifestazioni ed è deceduto da dieci anni! E ancora: ma chi risponde dei contenuti che veritieri o meno vengono esposti? Anche noi ci troviamo costretti poi a mantenerci “a galla” nei nuovi sistemi informatici e specularmente e simbioticamente avremo una “fedele” edizione on-line. Ma solo come mezzo propedeutico alla bisogna di siti istituzionali e di compagini e di persone oramai difficilmente raggiungibili con le vecchie spedizioni o distribuzioni. Ci proporremmo piccoli, ma ossimoricamente in grande, alla luce del sole e “scripta manent”, liberi da pesi, gravami e padrini e costrizioni. Consci sempre che le ragioni degli altri possano essere, eccome, fondate come le nostre. Ci proporremmo di portare avanti le lotte ed i temi inerenti la natura, la sua salvaguardia e le nuove tecnologie che ne permettano la coesistenza, la ove possibile, con il lavoro umano e l’economia. È inutile ribadire di come la chimica, le sperimentazioni genetiche e le manipolazioni che vengono anche nascoste ci irritino e disturbino e che vorremmo un mondo più pulito e legato alle vecchie colture e tradizioni contadine. Ma anche la filossera nelle vigne, il marciume negli orti e la pellagra ed il malnutrimento ad annate diverse e con la media di vita a 60-70 anni? Chimica nei terreni, e mix di farmaci ed antibiotici, ormoni e quantaltro nei prodotti e nel corpo e siamo giunti alla media di 80 e più anni come aspettativa di vita, ne possa sembrare etico o meno. Ma è certo che battersi comunque per eliminare gli eccessi e le subdole operatività meramente economiche sarà sempre “cosa buona e giusta ed ecumenicamente fonte di salvezza”, perlomeno psichica. Ci proporremmo di operare per il riciclo e delle materie e delle cose e degli uomini e delle donne abbandonati in discariche o nei sottoscala dell’umanità. E ci proporremmo infine, nonostante, di dare voce anche a quelli che non leggono, non votano (da poco o da tempo) disgustati da una politica che non li riguarda, per comunicare che il loro voto vale e tanto al punto che i politici li temono. Temono magari di non far più conto e solo dei loro, di quelli che imperterriti – da una parte e dall’altra – continuano a votarli per fede, estrazione, tradizione come una squadra di calcio. Meglio farsi votare dal 30-40% della popolazione (che sai chi sono e a chi appartengono di volta in volta), che da una turba del 70-100% di masnadieri “sanculotti” che non sai dove andranno a parare e quali soggetti politici tireranno fuori. Come i “cinque stelle” che al loro esordio, al loro apparire avevano terrorizzato la politica tutta. Dovevano – nel loro programma – aprire il parlamento come una scatola di tonno, è stata viceversa poi la fine e abusata scaltra classe parlamentare che li ha aperti -fuori programma – “come le cozze”! (si dice a Roma). Adesso se li accaparrano e dividono variegatamente nelle votazioni locali. In qualche città invece i gruppi stellati, v’è da scriverlo chiaro e con onestà, non si sono né indirizzati, né indicizzati e questo fa onore ai loro membri tutti che non avranno uno o più assessorati, ma che hanno dimostrato dignità e coraggio e, di questi tempi, queste parole pur obsolete fanno ancora piacere e danno senso non solo alla politica. Nella nostra pubblicazione che uscirà – per ora – quando ci pare e piace, chiunque vuole potrà scrivere e confrontarsi socialmente in una tribuna aperta a tutti, con il condimento di storia, arte, paesaggi, prodotti, libri e bellezza che è necessarissima ai nostri giorni. E sproneremo e punzecchieremo la ove non vi sarà il giusto fare. Ma sì, dei tafani socratici! E poi il leggere… nella penombra della propria casa o seduti ai raggi del sole, un libro, un giornale… che meraviglia etica ed estetica per i sensi tutti. E nonostante poi parte del contenuto non aggraderà e lascierà perplessi. Il pessimismo della critica, diceva Bobbio, è sentimento doloroso ma anche un preciso dovere civico. Speriamo che e propositi e bei intenti siano adeguati e non si tratti di velleità di gente (noi) le cui braccia si siano sottratte da tempo all’operoso lavoro fisico. Il direttore editoriale Postilla: Scrivere sugli altri come il parlare è attività facile e persino divertente, il “fare” e governare è viceversa cosa difficile e niente affatto luduale, ce lo ricorderemo sempre noi, se lo rammentino i facili o difficili che siano lettori.

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